“Sei utile semplicemente per il fatto di esserci ”: i miei appunti su Il coraggio di non piacere
- giuliagermanier
- 26 ago
- Tempo di lettura: 4 min
A volte, un libro ti trova proprio al momento giusto — non per darti delle risposte, ma per riformulare con delicatezza le domande che ti porti dentro.
Il coraggio di non piacere, basato sulle idee di Alfred Adler, ha fatto questo con me. Scritto come un dialogo tra un filosofo e un giovane, esplora cosa significhi vivere liberamente, assumersi la responsabilità della propria felicità e connettersi in modo autentico con gli altri — senza lasciarsi dominare dal passato o dalle aspettative altrui.
Come psicologa, ho trovato questo libro provocatorio, radicante e sorprendentemente tenero. Qui sotto condivido i miei appunti essenziali — non un riassunto, ma gli spunti che mi hanno colpita e che continuano a orientare il mio modo di pensare la terapia, le relazioni e il significato.
Il tuo passato non conta — conta solo il significato che gli attribuisci
La psicologia adleriana capovolge gran parte del pensiero psicodinamico tradizionale. Invece di chiedere: « Cosa ti è successo? », domanda: « A cosa serve questo, adesso? »

Non siamo determinati dalle nostre esperienze — siamo plasmati dal significato che diamo loro oggi.
Adler respinge l’idea del trauma come fattore determinante. Questo non significa che le persone non abbiano sofferto, ma che la guarigione nasce dalla scelta di una narrazione diversa nel presente.
La teleologia (il pensiero orientato allo scopo) conta più dell’eziologia (le spiegazioni basate sulla causa). Perché? Perché concentrarsi sul passato ci blocca. Scegliere uno scopo ci rende liberi.
Le emozioni sono strumenti, non verità
Un’idea che mette in discussione: le emozioni sono spesso create per raggiungere uno scopo — consapevolmente o meno.

La rabbia, l’ansia o la vergogna non nascono sempre da uno stimolo, ma a volte da una decisione di rispondere in un modo che ci serve (controllare, evitare, connettersi).
Questo non invalida le emozioni — ci rende più forti. Possiamo sentire senza essere governati dai nostri sentimenti.
« Se neghi le emozioni, neghi l’umanità — ma se ti sottometti a loro, neghi la libertà. »
La vera libertà è il coraggio di non piacere
La libertà non è fare tutto ciò che si vuole. È vivere in coerenza con i propri valori, anche se gli altri non approvano.
La maggior parte di noi cerca inconsciamente approvazione. Ma la vera libertà significa accettare che alcune persone non ci apprezzeranno — e stare bene con questo.
Vivere d’impulso (o per paura) non è libertà — è schiavitù. Vivere secondo i propri principi, nel rispetto degli altri, lo è.

“Il coraggio di essere felici è il coraggio di non piacere.”
Tutti i problemi sono problemi di relazione
Questa affermazione provocatoria può sembrare riduttiva — e in un certo senso lo è.
Adler riteneva che la maggior parte della sofferenza emotiva nascesse da difficoltà nelle relazioni interpersonali — che si trattasse della paura del giudizio, dell’ansia nelle situazioni sociali o di un senso di disconnessione. La terapia diventa allora un percorso per aiutare la persona a riconnettersi: con gli altri, con se stessa e con la comunità in senso più ampio.

👉 Detto questo, io leggo questa affermazione come una lente filosofica — non come una verità assoluta.
È importante riconoscere che molte forme di sofferenza non hanno origine nelle relazioni: la malattia cronica, la guerra, l’ingiustizia sistemica e altre realtà esterne giocano un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Questa prospettiva non nega tali realtà — ma offre una cornice utile per comprendere la dimensione emotiva della nostra esperienza, soprattutto nel contesto terapeutico.
La separazione dei compiti
Uno dei concetti più utili del libro è questo: Di chi è questo compito?
Le tue emozioni, i tuoi obiettivi, le tue scelte — sono i tuoi.
Le opinioni, le reazioni o le delusioni degli altri — non sono compiti tuoi.
È liberatorio, ma anche difficile: richiede di lasciare andare il controllo e il bisogno di compiacere.

“Quando interferisci, privi gli altri della loro crescita. E quando vivi secondo le aspettative degli altri, sei schiavo.”
Abbandona le lodi — scegli l’incoraggiamento
Le lodi e le critiche creano entrambe relazioni verticali — qualcuno sopra, qualcuno sotto.
Adler sostiene relazioni orizzontali, basate sul rispetto reciproco e sull’uguaglianza.
Smetti di lodare. Comincia a incoraggiare.
L’incoraggiamento dice: « Ti vedo. Sei importante. Sei abbastanza — non per ciò che fai, ma per il semplice fatto che sei. »

Questo risuona profondamente sia in terapia che nella genitorialità — e anche nel modo in cui ci relazioniamo a noi stessi.
3 pilastri di una vita appagante
Secondo Adler, tre principi costituiscono le fondamenta di una buona vita:
Accettazione di sé – Abbracciare le proprie imperfezioni e usare ciò che si ha.
Fiducia negli altri – Avere fiducia nelle persone. Credere negli altri genera connessione.
Contributo agli altri – Non sacrificio, ma partecipazione significativa. Tu conti perché doni.

“Sei utile semplicemente per il fatto di esserci.”
Sentimento comunitario: oltre l’ego
Adler lo chiama Gemeinschaftsgefühl — un senso di appartenenza a qualcosa di più grande di sé.
Quando restringiamo la nostra prospettiva alla famiglia, al lavoro o alle relazioni romantiche, rimaniamo intrappolati.
Allarga lo sguardo: Cosa posso contribuire al mondo più ampio?
Quando viviamo con sentimento comunitario, troviamo significato — e libertà.
La vita non è una linea — è una danza
Forse la metafora più bella del libro:
“La vita non è una cosa seria. È qualcosa da attraversare danzando.”

Non abbiamo bisogno di un grande piano di vita. Ci basta vivere bene adesso.
Ogni momento è un punto. Non è necessario conoscere la destinazione per muoversi con uno scopo.
Smetti di inseguire — inizia a danzare.
Riflessioni finali
Il coraggio di non piacere non parla né di arroganza né di isolamento. Riguarda la scelta dell’autenticità invece dell’approvazione, del senso invece del passato, e del contributo invece del controllo.
Il suo messaggio per noi — soprattutto come terapeuti — è semplice ma non facile: non hai bisogno di essere straordinario. Ti basta essere pienamente te stesso.
"Se cambi tu, cambia il mondo." E questo è sufficiente.




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